Alcuni lettori chiedono se esista il termine pedonabilità, se sia più corretto di pedonalità, e se pedonale e pedonalizzato siano sinonimi o abbiano signicato diverso. Una specifica curiosità è se “in merito alla frequenza di ingressi in un negozio” sia più opportuno dire alta pedonalità o alta pedonabilità.
Le domande riguardano l’insieme dei derivati di una stessa parola: pedone, che è chi va a piedi, dal latino pes, genitivo pedis. Mentre pedone è un termine già medievale (che risale al Duecento), i derivati sono stati prodotti solo quando andare a piedi non costituiva più il sistema normale di locomozione: il GRADIT data pedonale al 1839-41, e tutti gli altri termini alla seconda metà o alla fine del Novecento: pedonalizzare al 1967, pedonalizzazione al 1966, pedonalità al 1984, pedonabile al 1995; non registra pedonabilità, mentre lemmatizza pedonizzazione, datato 1990.
Dunque pedonale è aggettivo di uso comune in italiano, e significa ‘proprio dei pedoni’, ‘che pertiene ai pedoni’, come personale significa ‘proprio della persona’, ‘che pertiene alla persona’, geniale significa ‘proprio del genio’, e settimanale significa ‘che attiene a una settimana’, quindi che dura una settimana o si ripete ogni settimana. Tipicamente, sono pedonali delle porzioni di territorio regolate da norme: strade, piazze, aree urbane. In questo caso, ‘proprio dei pedoni’ significa ‘riservato ai pedoni’, e quindi chiuso al traffico dei veicoli. La pedonalità è dunque la caratteristica di ciò che è pedonale: l’essere riservato ai pedoni.
Invece pedonabile contiene il suffisso -bile, la cui base latina -bĭlis formava aggettivi derivati da verbi (ma anche da aggettivi e da nomi), e ha significato potenziale, prevalentemente secondo lo schema ‘che si può + infinito del verbo’ (cfr. Consales 2017). Quindi da verbi abbiamo mangiabile ‘che si può mangiare’, scusabile ‘che si può scusare’, spendibile ‘che si può spendere’, e così via; con nomi che suggeriscano un’azione, specie se di movimento mediante un veicolo, abbiamo ciclabile ‘che può essere percorso in bicicletta’, da ciclo ‘bicicletta’, o carrozzabile, originariamente ‘che può essere percorso in carrozza’ (cioè, detto di strada: dal fondo artificiale; e quindi oggi percorribile anche con l’auto e altri veicoli). Su questi sembra essere ricalcato pedonabile, che dunque significa ‘che può essere percorso dai pedoni’.
Insomma, la differenza tra pedonalità e pedonabilità è che la prima indica l’essere riservato normativamente ai pedoni (e per conseguenza anche ad essi accessibile materialmente), la seconda l’essere accessibile (normativamente e materialmente) ai pedoni, senza escludere che vi possano accedere anche i veicoli. Ad esempio, molte parti dei centri storici sono pedonali (perché diverse amministrazioni attuano programmi di pedonalità), mentre parti ben maggiori delle città sono semplicemente pedonabili; ma non lo sono – ad esempio – le autostrade.
Si tratta dunque di termini che designano la regolamentazione o la conformazione di un’area o di un percorso con riferimento ai pedoni, e non il concreto passaggio di persone a piedi. Tuttavia di recente si sta affermando un senso ulteriore sia di pedonalità che di pedonabilità che va in questa seconda direzione, in particolare fra gli addetti del settore dei grandi negozi e dei centri commerciali. Le aree espositive e di vendita sono naturalmente percorribili a piedi e non mediante veicoli, quindi a rigore sono pedonali. E spostando il centro semantico dall’essere riservate ai pedoni al loro essergli accessibili, il termine pedonalità è di fatto spesso usato come sinonimo di pedonabilità: si potrà dunque leggere o sentir dire che “la ristrutturazione ha migliorato la pedonabilità/pedonalità del negozio”, cioè la concreta facilità con cui lo si può visitare in tutte le sue parti.
Per entrambi i termini, poi, dal senso di ‘percorribilità dell’area espositiva’, si è sviluppato quello di ‘percorrimento da parte dei clienti’. Il passaggio di significato avviene qui per metonimia, in modo simile a quello per cui bottiglia o bicchiere, a partire dal contenitore, possono passare a indicare anche il contenuto: bere una bottiglia, un bicchiere. Si parla quindi di pedonalità o pedonabilità del negozio per riferirsi a quanti clienti di fatto lo percorrono: “la pedonalità/pedonabilità del punto vendita sta aumentando”. Insomma, sono ancora limitate al linguaggio settoriale del commercio le espressioni alta pedonabilità e alta pedonalità, fra le quali un lettore ci chiederebbe di scegliere, per riferirsi alla buona frequenza di ingressi in un negozio; ma in quell’ambito sembrano entrambe ormai comprese e adoperate abbastanza comunemente.
Quanto a pedonalizzato, questo participio passato che può prendere il valore di aggettivo esprime il fatto che qualcosa che prima non lo era sia stato reso pedonale: il verbo pedonalizzare ‘rendere pedonale’ deriva da pedonale come umanizzare da umano e ugualizzare da uguale. Un certo grado di sinonimia fra i due termini è dunque presente, perché si può dire che tutto ciò che è pedonalizzato è anche pedonale; ma solo il primo aggettivo sottolinea il trattarsi di un provvedimento recente. Questo risponde alla lettrice che scrive: “Una nostra collega afferma che dire area pedonalizzata significa che l’area è si pedonale ma non all’uso esclusivo dei pedoni e che mezzi pubblici o di soccorso hanno il diritto di transitarvi. Mentre le aree pedonali sono ad uso esclusivo dei pedoni”. Non possiamo concordare con la persona citata: area pedonalizzata significa ‘resa pedonale’, e quindi ormai a tutti gli effetti pedonale. L’accesso consentito, oltre che ai pedoni, anche ai veicoli, è compatibile invece con il senso di pedonabile.
Tutto questo, s’intende, dal punto di vista strettamente linguistico. Nulla vieta che su un’area urbana designata per semplicità come pedonale o pedonalizzata sia di fatto consentito il transito anche ai mezzi di soccorso, oppure alle auto della polizia e dei vigili del fuoco, e così via.
Più in generale, quale sia la prassi dei diversi Comuni d’Italia nel segnalare le zone urbane ad accesso esclusivamente pedonale, oppure riservate a pedoni e mezzi speciali, o ancora più variamente regolamentate, è cosa che sfugge al nostro controllo.
Nota bibliografica:
Consales 2017: Ilde Consales, Dal verbo all’aggettivo: note sugli aggettivi in -bile ed -evole, in Paolo D’Achille e Maria Grossmann (a cura di), Per la storia della formazione delle parole in italiano, Firenze, Cesati, 2017, pp. 119-144.
Articolo originariamente pubblicato dall’Accademia della Crusca